Il Simposio di Platone (in greco antico: Συμπόσιον, Symposion) è un'opera filosofica scritta da Platone intorno al 385-370 a.C. Si presenta come la trascrizione di una serie di discorsi tenuti durante un banchetto (appunto, un "simposio") a casa del poeta tragico Agatone per celebrare la sua vittoria in un concorso drammatico. Il tema centrale del simposio è l'Eros, ovvero l'Amore.
I partecipanti al simposio, che comprendono importanti figure dell'epoca come Socrate, Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane e Agatone stesso, si susseguono nel pronunciare discorsi encomiastici su Eros, ognuno offrendo una prospettiva diversa sull'origine, la natura e lo scopo dell'amore.
Ecco i principali oratori e le loro argomentazioni:
Fedro: Celebra Eros come il dio più antico e il motore della virtù, in quanto ispira gli amanti a compiere azioni nobili per amore della gloria e della lode.
Pausania: Distingue tra un Eros "volgare" e un Eros "celeste". Il primo è puramente fisico e legato al piacere, mentre il secondo è diretto verso l'anima e la virtù, promuovendo l'educazione e la crescita morale.
Erissimaco: Estende il concetto di Eros all'armonia cosmica, vedendo l'amore come una forza che regola non solo i rapporti umani ma anche l'equilibrio della natura e della medicina.
Aristofane: Narra un mito sull'origine dell'amore, spiegando che gli esseri umani erano originariamente individui doppi, poi divisi dagli dei. L'amore è quindi la ricerca della propria metà perduta e il desiderio di ricongiungersi.
Agatone: Elogia Eros come il dio più giovane, bello, felice e virtuoso, fonte di tutte le qualità positive.
Socrate: Il discorso di Socrate, in realtà, è un resoconto delle parole che gli furono insegnate dalla sacerdotessa Diotima. Socrate introduce una concezione più filosofica dell'Amore. Spiega che Eros non è un dio, ma un demone, un essere intermedio tra il mortale e l'immortale. Eros è desiderio di ciò che non si possiede, aspirazione alla bellezza e alla perfezione. Diotima svela a Socrate una scala dell'amore, che parte dall'attrazione per la bellezza fisica per elevarsi gradualmente all'amore per la bellezza morale, per le istituzioni giuste, per le scienze e, infine, per la Bellezza%20in%20sé, l'essenza immutabile e perfetta di tutte le cose belle.
Il Simposio si conclude con l'arrivo di Alcibiade, ubriaco, che elogia la figura di Socrate, descrivendolo come un uomo di eccezionale virtù, coraggio e saggezza, ma anche come un amante che si astiene dal concedersi ai piaceri fisici, preferendo coltivare l'anima dei suoi allievi.
Il Simposio è un'opera fondamentale per la comprensione della filosofia platonica e dell'evoluzione del concetto di amore nella cultura occidentale. Esplora la natura dell'amore sotto diversi aspetti: fisico, emotivo, intellettuale e spirituale. Offre una riflessione profonda sulla ricerca della Verità e della bellezza, e sul ruolo dell'amore come forza motrice di tale ricerca.
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